Sono le 17 del 17 agosto 2017.
Un numero atavicamente legato alla sfortuna e alla disgrazia, per quanto in casi come questo la superstizione poco conti. Un furgone accelera sulla Rambla de Canaletes, nel cuore di Barcellona: come ogni estate, il capoluogo della Catalogna è gremito di turisti. La folle corsa si protrae per oltre 600 metri, con il chiaro scopo di investire quante più persone possibili. Il mezzo si è infine schiantato su uno dei chioschi lungo la strada, lasciando dietro di sé una scia di 13 morti, 80 feriti portati in ospedale di cui 15 gravi, e tanta paura.
Le autorità spagnole hanno confermato che si è trattato di un attentato terroristico, e lo Stato Islamico (ISIS) ne ha rivendicato la paternità.
Tra le vittime due italiani, uno dei quali è Bruno Gulotta, 35enne residente a Legnano che si trovava a Barcellona con la moglie e i due figli per vacanza. Altri tre connazionali feriti, nessuno in modo grave.
Tre uomini sono stati arrestati dai Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, mentre non si hanno notizie dell’autista. Il documento consegnato per l’affitto del furgone appartiene a Driss Oukabir, ma la polizia ipotizza che i documenti gli siano stati rubati dal fratello Moussa, appena arrivato dal Marocco.
Cambrils, sventato secondo attacco nella notte
Attorno all’1:30 il terrore torna a Cambrils, a circa 100 km a sud di Barcellona. A bordo di un’Audi A3 cinque attentatori si sono lanciati sulla folla investendo i passanti, ma i Mossos hanno intercettato il mezzo dando inizio ad una sparatoria: uccisi i terroristi, mentre si contano fra i feriti sei civili, di cui uno grave, e un poliziotto.
Il commissario capo della polizia Josep Lluis Trapero ha confermato che l’attacco è collegato a quello di Barcellona, e il procuratore capo dell’Audiencia Nacional spagnola, Javier Zaragoza ha parlato di una cellula terroristica organizzata con base in Catalogna; da escludersi quindi l’ipotesi di attentatori solitari.