Ultimamente sta facendo molto parlare il caso di Facebook e Cambridge Analytica. Quest’ultima è una società di marketing, che ha utilizzato milioni di dati personali degli utenti, prelevandoli direttamente da Facebook. A dare notizia di questa violazione è stata la stampa estera, che ha raccolto le testimonianze rilasciate da alcuni ex dipendenti dell’azienda. La situazione che si è creata fa riflettere molto sul rapporto tra social network e privacy.
Molti si sono chiesti se i nostri dati personali siano veramente in pericolo. La questione si basa soprattutto sull’uso di questi dati che immettiamo sulla rete e che in un modo o nell’altro possono essere estorti da parte di soggetti esterni, che traggono utilità proprio dalle informazioni di carattere personale.
Come sono stati raccolti i dati di Facebook
Il modo di procedere di Cambridge Analytica avrebbe obbedito ad una precisa strategia. Secondo quanto hanno raccontato gli ex dipendenti della società, l’azienda avrebbe utilizzato un’applicazione per raccogliere queste informazioni. L’applicazione sarebbe stata creata da un docente di psicologia dell’Università di Cambridge.
Il tutto sarebbe stato presentato al social network di Mark Zuckerberg come uno strumento di ricerca che avrebbe avuto l’obiettivo di raccogliere dati destinati a scopi accademici. Si stima che sarebbero stati catturati dati appartenenti ad almeno 50 milioni di utenti di Facebook.
Di loro sarebbero stati diffusi collocazioni geografiche, pagine seguite e interessi. Inoltre Cambridge Analytica sarebbe risalita anche ai dati che riguardavano i profili degli amici delle persone coinvolte.
Il ruolo di Facebook nella raccolta dati
Molti si sono chiesti quale sia stato il ruolo di Facebook nel concedere la raccolta dei dati degli iscritti al social network. C’è stata una violazione vera e propria oppure Facebook era consapevole? A quanto pare l’azienda del social era a conoscenza della situazione, anche se per il momento avrebbe deciso la sospensione di questa raccolta dati a scopo di difesa.
Il problema comunque resta, perché si sono messe a rischio molte informazioni personali degli utenti. I termini del regolamento di Facebook vietano ai proprietari di applicazioni di condividere i dati raccolti e sembra davvero che le dimensioni del fenomeno siano più ampi di quanto si possa pensare, visto che i documenti emersi farebbero pensare al coinvolgimento di Cambridge Analytica anche in altri Paesi come la Russia e l’Ucraina.