Non si sa se siamo di fronte ad una specie di record di velocità, vero è che il tempo che ha diviso l’elezione di Cateno De Luca a consigliere regionale in Sicilia e il suo arresto è stato davvero breve: poco più di 24 ore.
De Luca ha corso alle ultime regionali con una lista propria, Sicilia Vera, affiliata all’UDC e quindi in coalizione col neoeletto governatore Musumeci, ottenendo 5.418 voti. Era uno dei candidati considerati “impresentabili”, ed oggi si è visto recapitare la notifica di arresto.
L’accusa è quella di evasione fiscale
Secondo il gip di Messina, il neo-consigliere sarebbe il promotore di “un’associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale“, in quanto la società Fenapi, a lui riconducibile, avrebbe evaso circa 1 milione e 750 mila euro grazie ad un ingegnoso sistema di fatture falsificate.
L’illecito si sarebbe consumato in rapporto con la Federazione italiana piccoli imprenditori, rea di aver imputato a Fenapi costi inesistenti, i cui ricavati venivano immediatamente trasferiti su conti correnti.
Insieme a De Luca finisce ai domiciliari anche Carmelo Satta, mentre risultano indagate a piede libero almeno altre otto persone.
Per il neo-deputato non si tratta del primo arresto
De Luca non è nuovo ad avere guai con la giustizia.
Nel 2011 era già stato arrestato in seno ad un’inchiesta condotta riguardo la gestione di alcuni lavori edilizi tenuti a Fiumedinisi, il piccolo centro del messinese di cui il deputato era sindaco e nel quale le aziende edili da lui dirette vincevano regolarmente le gare d’appalto.
Insieme al fratello Tindaro, per questa prima inchiesta era stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione, non ottenendo neanche lo spostamento del processo a Reggio Calabria.
Un passato che non deve aver spaventato più di tanto il candidato UDC, in quanto nel suo ultimo comizio prima del silenzio elettorale, quello di venerdì scorso, aveva preannunciato la sua intenzione di candidarsi (anche) per la poltrona di Sindaco di Messina.