Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha escluso la Russia dalla partecipazione alle prossime Olimpiadi Invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud. Anche i funzionari sono esclusi, così come non verrà esposta la bandiera russa né suonato l’inno nazionale.
In particolare “saranno esclusi da qualsiasi partecipazione a tutti i futuri Giochi l’allora ministro dello sport, Vitaly Mutko, e il suo allora vice ministro, signor Yuri Nagornykh”. Sospensione dal ruolo anche per Dmitry Chernyshenko, ex amministratore delegato del CIO Sochi 2014; a fargli compagnia dietro la lavagna c’è Alexander Zhukov, presidente del comitato olimpico russo e attualmente sospeso dal CIO.
La Commissione, riunita a Losanna e guidata dall’ex presidente della Svizzera Samuel Schmid, si è espressa così in merito alla manipolazione sistematica del sistema antidoping in Russia durante i Giochi Olimpici Invernali di Sochi 2014. Dopo circa un anno e mezzo di indagini, il presidente del CIO Thomas Bach ha dichiarato che “si è trattato di un attacco senza precedenti all’integrità dei giochi olimpici e dello sport”.
Nonostante la sanzione, gli atleti russi potranno partecipare alle Olimpiadi a titolo individuale e dopo aver seguito un rigoroso iter di selezione in cui dovranno dimostrare di non aver fatto uso di doping. Gareggeranno, sia come singoli che a squadre, sotto la denominazione di OAR (Atleta Olimpico dalla Russia), e in tutti i casi sotto la bandiera e l’inno dei Giochi Olimpici.
Sentenza non bene accolta dal Cremlino: il vice presidente della Duna Alexander Lebedev ha infatti espresso il proprio sdegno sulla decisione dicendo che la Russia “dovrebbe boicottare i prossimi giochi olimpici invernali”, perché se gli atleti gareggeranno senza la propria bandiera “significa essere umiliati“.
Lo stesso Zhukov ha annunciato che verrà presentato un ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport da parte degli atleti russi, e al momento le reti televisivi statali non intendono trasmettere i Giochi Olimpici.