“Il rischio maggiore fino al 14 agosto era quello di essere investiti, ma adesso vi è un altro rischio, ovvero che i viadotti vengono giù. Ciò rende questo lavoro particolarmente pericoloso”
Un operaio che lavora da oltre 32 anni in un’azienda che fa installazioni telefoniche sulle autostrade della Liguria, ha rilasciato un’incredibile testimonianza ai microfoni di Radio Cusano Campus: “Ultimamente ho lavorato sul ponte Morandi, più di 8 mesi, sopra e sotto il ponte per spostare i cavi. Tutti i cavi che vanno verso il nord Europa sono stati tranciati dalla caduta del ponte e questo è un ulteriore problema causato dal crollo”. Che rischi corrono gli operai che lavorano sulle strade gestite da Autostrade? “Fino al 14 agosto, il rischio maggiore era quello di essere investiti. Ora se n’è aggiunto un altro, visto che i viadotti vengono giù. Le misure di sicurezza non sono sufficienti purtroppo, Autostrade dà la precedenza al traffico e non ai lavori e siamo costretti a lavorare su riduzione di carreggiata anziché sulla chiusura, che sarebbe l’ideale. Visto che le autostrade liguri sono di dimensioni ridotte rispetto al resto d’Italia, questo rende lavorare in quella zona particolarmente pericoloso”.
Chi impone le norme sulla sicurezza?
“La nostra azienda ha le sue regole per la sicurezza ma deve sottostare alle regole di Autostrade per poter ottenere e svolgere il proprio lavoro e in quei casi l’obiettivo primario di Autostrade non è la nostra sicurezza ma lasciare che il traffico rimanga scorrevole. Anche sul viadotto Morandi abbiamo lavorato su riduzione di corsia e quel viadotto è stretto. Quando passa un tir su quel viadotto, quasi ci sfiora. Abbiamo avuto dei morti, in toscana e in Basilicata, sempre su tratti autostradali”.
I pericoli sono tantissimi
“I limiti di velocità non vengono rispettati: i 60 km orari non li rispetta quasi nessuno. La risposta, quando facevo notare questi problemi un anno fa, è stata quella di mettere i ‘finti autovelox’ a bordo strada perché indurrebbero a limitare la velocità, ma non funzionano perché ormai tutti conoscono questo trucco. Io mi sento sempre in pericolo, nessuno anche tra i miei colleghi in Liguria – piena di gallerie e viadotti – si sente al sicuro. Lavoriamo con la paura, non come dovremmo lavorare. Con un occhio si guarda il lavoro e con l’altro ci si preoccupa del traffico”.
Le iniziative per rendere il lavoro più sicuro ci sono ma non danno frutti: “Stiamo cercando di formare con CGIL, Autostrade e Polizia Stradale un coordinamento per la sicurezza ma Autostrade spesso non risponde nemmeno a queste sollecitazioni. Noi lavoriamo spesso di notte però si dovrebbe lavorare con le carreggiate chiuse, visto il traffico ridotto ma anche in questo caso Autostrade risponde che è più sicuro lavorare con le carreggiate ridotte. Più sicuro per gli automobilisti, che per Autostrade è la preoccupazione principale”.
Ci sono altri punti a rischio in Liguria?
“Ce ne sono tantissimi. Abbiamo visto di tutto e di più: piloni con il ferro arrugginito esposto perché il cemento si è sgretolato; sulla A6 verso Savona i viadotti non godono affatto di buona salute. Ci sono dei lavoratori, di altre aziende, che mettono le segnaletiche per noi e farci lavorare: quelli sono i più a rischio di tutti. Io li chiamo kamikaze perché a loro non li protegge nessuno: camminano con i segnali lungo carreggiate, strade, gallerie e viadotti, attraversano le carreggiate senza alcun segnale e avvertimento a proteggerli”.