L’oramai ultra trentennale caso del mostro di Firenze si riapre con una nuova pista.
Gli 8 duplici omicidi che hanno tolto brutalmente la vita ad altrettante coppie di fidanzati tra il 1968 e il 1985 sarebbero da ricondurre alla “strategia della tensione”. Nonostante a primo impatto i colpi partiti dalla calibro 22, e le conseguenti atroci amputazioni di seni e pube sembrerebbero lontani dalla pista nera, in realtà celerebbero lo stesso fine: seminare paura, soprattutto tra i giovani, estendere il terrore a tutti, perché chiunque poteva essere colpito senza ragione alcuna.
A perseguire questa pista è Paolo Canessa, il pm storicamente incaricato di indagare sui delitti del mostro di Firenze, ora procuratore a Pisa ma delegato dal procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo.
Dopo le condanne definitive di Mario Vanni e Giancarlo Lotti, i “compagni di merende” di Pietro Pacciani, morto prima che la giustizia confermasse la sua responsabilità negli 8 duplici omicidi, la procura di Firenze ha infatti continuato le sue indagini. Una pista è stata indicata indicata 5 anni fa dall’avvocato Vieri Adriani, rappresentante di Nadine Mauriot, la giovane francese uccisa con il fidanzato Jean Michel Kraveichvili nel 1985 a Scopeti.
Le indagini conducono all’ex legionario Giampiero Vigilanti, oggi 86 anni, residente a Prato ma originario di Vicchio come Pacciani, e che sembra aver intrattenuto relazioni con Salvatore Vinci ed esponenti dell’estrema destra.
In realtà l’abitazione di Vigilanti era già stata perquisita pochi giorni dopo il delitto dei tue fidanzati francesi, ma in casa nessuna prova: i molti articoli di giornale sugli omicidi di quegli anni erano stati archiviati come segno di un’ossessione morbosa.
Nel 1994 c’è stata una seconda perquisizione legata a diverbi con il vicinato: in quest’occasione sono stati ritrovati 176 proiettili Winchester serie H, gli stessi usati dal mostro di Firenze con la calibro 22, per altro fuori produzione dal 1991.
L’ex legionario si difende e ribadisce la sua estraneità ai fatti e rimane laconico sul suo rapporto con Pacciani: “lo conoscevo io come lo conoscevano tutti”.