A mezzogiorno di questa mattina è scaduto il termine del Movimento per inviare la propria disponibilità a candidato premier. Nessun grosso nome eccetto quello di Luigi Di Maio: lo stesso Alessandro Di Battista ha rinunciato a gareggiare contro il Vicepresidente della Camera, ribadendo che “è la scelta giusta. Tra poco si inizierà a votare e invito alla massima partecipazione”. Di Battista promette ulteriori delucidazioni in merito alla rinuncia durante il suo intervento che si terrà sabato prossimo a Rimini.
Barbara Lezzi, Nicola Morra, Roberta Lombardi tutti potenziali avversari che hanno dato forfait alle primarie. Altro grande assente che avrebbe potuto forse dar filo da torcere al superfavorito Di Mario è Carlo Sibilia, che ha scritto su Facebook a chiare lettere il compito del futuro candidato premier: “questa persona sarà un pezzo di un’orchestra dove il direttore è il popolo”.
Elezioni che fanno arricciare il naso agli esponenti più “puristi”: il candidato premier diventerà infatti capo politico del M5S, ruolo che fino a questo momento è stato ricoperto da Beppe Grillo. Ciò significa che tutta una serie di poteri sarà concentrata nel candidato-esponente e non più nel garante: un possibile, insomma, conflitto di interessi. Molti big pentastellati hanno già dichiarato di essere più che contrari alla convergenza delle due cariche, e per Grillo si preannunciano giornate di fuoco a Roma per rassicurare l’ala ortodossa.
Pericolo rilevato anche dal Financial Times, che accusa il Movimento di scarsa trasparenza, soprattutto riferendosi alla posizione di Davide Casaleggio e della sua società, il cui ruolo, secondo il giornale, è mantenuto segreto.
Al di là di tutto ci si continua a chiedere chi sarà lo sfidante di Di Maio, ma è probabile che non ci sarà affatto un competitor in grado di gareggiare ad armi pari. Strana situazione, visto che molti esponenti del Movimento hanno pubblicamente espresso la propria perplessità in merito al Vicepresidente della Camera.