Rebibbia, detenuta uccide i suoi due bambini gettandoli dalle scale

Rebibbia, detenuta uccide i suoi due bambini gettandoli dalle scale
Rebibbia, detenuta uccide i suoi due bambini gettandoli dalle scale

La detenuta di nazionalità tedesca si trovava nella sezione nido del carcere di Rebibbia con i suoi figli, quando li ha gettati dalle scale. La bimba è morta sul colpo, per il fratellino è morte cerebrale.

Il presidente della Consulta Penitenziaria, Lillo Di Mauro, ha dovuto riportare la tragedia, avvenuta ieri, in tarda mattinata. La donna si chiama Alice, è di nazionalità tedesca, e si trovava in carcere da agosto, con l’accusa di spaccio e detenzione di droga. Era nell’asilo del carcere con i suoi due bambini, una femmina e un maschio, quando ha deciso di compiere il folle gesto. La figlia è morta sul colpo, mentre il figlio è stato portato d’urgenza all’ospedale, il Bambino Gesù.

I medici hanno tentato di salvargli la vita, ma, purtroppo, non c’è stato nulla da fare ed è stato dichiarato cerebralmente morto. Qualche ora fa, è arrivato il comunicato dall’Ospedale: «le ultime indagini necessarie per la valutazione del quadro clinico hanno confermato la condizione di coma areflessico con elettroencefalogramma isoelettrico».

Adesso, i magistrati sono alla ricerca del padre, ma si sanno pochissime notizie a riguardo, solo che si chiama Ehis e che è di nazionalità nigeriana. I contatti delle autorità a cui rivolgersi, nel caso si sapesse qualcosa, sono il Bambino Gesù e i Carabinieri di Via In Selci. La presenza del padre dovrebbe dare l’autorizzazione ai dottori di procedere con l’espianto degli organi del piccolo. Un modo per far sì che la sua giovane vita continui a esistere, aiutando altri bambini in difficoltà.

Dopo avere spinto i propri figli giù dalle scale, le prime parole della donna sono state le seguenti: «i miei bambini ora sono liberi, si trovano in Paradiso». Emergono ulteriori dettagli dall’avvocato della donna. Ha affermato che quest’ultima era depressa e che non reggeva le situazioni che si creavano in carcere.