Rosatellum bis al Senato il 24 ottobre

La legge elettorale approderà a Palazzo Madama il 24 ottobre alle 11. A comunicarlo è il presidente dei senatori di FI, Paolo Romani, che aggiunge: “l’Aula lavorerà così il 24-25-26 e anche il 27 se necessario per dare il via alla sessione di bilancio”. La previsione di voto sulle pregiudiziali è per le ore 17, secondo quanto deciso durante la conferenza dei capigruppo.

Ieri sera non hanno trovato accoglienza le pregiudiziali di costituzionalità, con delusione e disappunto del M5s e del Mdp. Il pentastellato Giovanni Endrizzi esprime il suo disappunto: “era un voto scontato purtroppo non c’è nessuna possibilità di convincere né di essere convinti”.

Di contro, Forza Italia e Lega Nord, che grazie alle astensioni e all’ultimo voto positivo hanno favorito l’approvazione alla Camera, sono a favore di una legge, ma potrebbe sorgere qualche intoppo nell’iter nel caso in cui il Governo dovesse chiedere la fiducia. Seppur si tratti di fiducia tecnica, entrambi i partiti hanno espresso chiaramente la volontà di non partecipare a quel voto e mantenere tenacemente l’opposizione all’attuale Governo.

La richiesta della fiducia sembra infatti imprescindibile: occorre ricordare che la prossima settimana la sessione di Bilancio farà si che dovranno essere sospese le discussioni dell’Aula, senza dimenticare le elezioni regionali in Sicilia del 5 novembre. Il Governo insomma ha fretta di concludere le pratiche di benestare sul Rosatellum 2.0 in davvero pochissimi giorni.

Come ottenere la fiducia al Senato? L’escamotage è molto semplice: dal momento che l’astensione, in Senato, equivale al voto contrario, servirà che un gruppo di Forza Italia e/o Lega Nord esca dall’aula al momento del voto sulla fiducia (verosimilmente l’ultima votazione). In questo modo il quorum necessario di 161 senatori si abbasserà e per approvare il Rosatellum saranno sufficienti i voti del Pd.

Difficile immaginare diversamente, visto che al momento sussiste il rischio concreto che il Pd, seppur maggiorato di qualche alleato, non arrivi alla maggioranza assoluta.