Snapchat e Skype nei loro servizi di messaggistica istantanea non adottano le protezioni minime in materia di privacy. A dichiararlo un rapporto pubblicato da Amnesty International. Promosse invece la messaggistica di Facebook tra cui WhatsApp e Messenger e iMessage, Facetime di Apple
Nel suo nuovo rapporto, dedicato alla riservatezza dei messaggi che ci scambiamo quotidianamente attraverso le tante applicazioni di messaggistica che affollano i nostri smartphone, Amnesty International boccia i servizi di messaggistica Snapchat e Skype. Secondo l’organizzazione non governativa internazionale, impegnata nella difesa dei diritti umani, le applicazioni di Microsoft non adottano le protezioni minime in materia di privacy nei loro servizi di messaggistica istantanea, mettendo così a rischio i diritti umani degli utenti. Dalla ricerca effettuata dall’organizzazione solo tre su 11 hanno impostata in automatico la crittografia ‘end-to-end’, grazie alla quale i dati condivisi possono essere visti solo da chi li invia e da chi li riceve. «Chi pensa che i servizi di messaggistica istantanea siano privati si sbaglia di grosso: le nostre comunicazioni sono sotto la costante minaccia della cyber-criminalità e dello spionaggio di Stato. Sono soprattutto i giovani, inclini a condividere fotografie e informazioni personali quelli più a rischio», ha affermato Sherif Elsayed-Ali, direttore del programma Tecnologia e diritti umani di Amnesty International. «La libertà di espressione, oggi si tratta di un diritto umano fondamentale, che riguarda tanto i comuni cittadini quanto coloro che per motivi di lavoro hanno bisogno di mantenere riservate le corrispondenze, come giornalisti e associazioni umanitarie», ha spiegato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Promosse Facebook e Apple
Secondo la classifica stipulata da Amnesty International, Facebook con i suoi servizi di messaggistica WhatsApp e Messenger e iMessage e Facetime di Apple, si collocano ai primi posti. La classifica è stata redatta utilizzando cinque parametri: la capacità di riconoscere le minacce online alla privacy e alla libertà d’espressione degli utenti, la presenza di una crittografia end-to-end, una tempestiva informazione dell’utente sulle minacce che corre in relazione al livello di crittografia impiegato, la trasparenza sulle richieste dei Governi di conoscere i dati degli utenti e la pubblicazione delle informazioni tecniche sui sistemi di crittografia impiegati. La classifica valuta le aziende su una scala di punteggio da 1 a 100 rispetto a questi cinque parametri. Messenger e WhatsApp hanno il punteggio più alto, 73 su 100. Mentre si collocano negli ultimi posti Tencent, Blackberry, Snapchat e Skype.