Risale a pochi giorni fa la tragica notizia della morte di Sofia, la bambina di Trento morta nell’ospedale di Brescia a causa della malaria.
La bambina era stata ricoverata all’ospedale di Trento per un principio di diabete infantile. Durante il suo ultimo giorno di ricovero, il 21 giugno, nello stesso ospedale era stata ricoverata una famiglia del Burkina Faso, di ritorno da un viaggio nel paese d’origine: anche questo un caso di malaria. Nunzia Di Palma, direttrice dell’unità operativa di pediatria, dichiara che il parassita che ha colpito la famiglia, è lo stesso che ha causato la morte di Sofia. In pediatria erano ricoverate le due bambine di 4 e 11 anni, mentre nel reparto dedicato agli adulti il fratello maggiore e la madre. I quattro sono fortunatamente guariti e sono già stati dimessi.
Il reparto di pediatria di Trento sta provvedendo proprio in queste ore ad una disinfestazione; Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda per i servizi sanitari della Provincia di Trento, ha dichiarato che sono state collocate delle trappole per verificare l’eventuale presenza delle zanzare, ma non ne sono attualmente state individuate. Rimane probabile però che ci fossero zanzare vettore durante i giorni di permanenza delle due bambine del Burkina Faso.
“Se dalle analisi in corso emergesse che il ceppo o variante di Plasmodium Falciparum che ha provocato la malaria nei due bambini ricoverati a Trento e nella piccola Sofia fosse lo stesso” ha sottolineato Massimo Galli, vicepresidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali, “allora il contagio della bambina sarebbe sicuramente avvenuto in ospedale ma resterebbe da capire in che modo”. Al contrario, prosegue, se il ceppo “risultasse invece differente, allora il contagio sarebbe avvenuto in un contesto diverso”.
Nel frattempo la Procura di Trento ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo contro ignoti, al fine di ricostruire protocolli e tappe che hanno condotto alla morte della piccola Sofia.